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Marc Jacobs Grunge redux: Marc torna in pista, basterà l’operazione?

Marc Jacobs Grunge Redux: Marc torna in pista, basterà l’operazione?

Marc Jacobs Grunge redux. Come i marchi tentano di uscire dalla crisi nell’ipertempo.

“Il grunge è la negazione della moda”

James Truman

Marc Jacobs torna sul luogo del delitto: 26 look tali e quali come papà li ha fatti nel 1992, oggi sono disponibili sul suo sito e dal 19 novembre nel pop-up store di Madison Avenue.

D’altronde, se c’è riuscita pure Donatella dopo il tributo a Gianni dell’anno scorso a recuperare un bilancio in rosso per vendere al meglio Versace, perché non dovrebbe tentare la carta della memoria pure il Jacobs che vaga nell’anonimato almeno da 3 o 4 stagioni?

Era il gennaio del 2017 quando Bernard Arnault, presidente e amministratore delegato di LVMH, nonché detentore di una partecipazione di controllo nell’azienda di Jacobs, in un botta e risposta sulla situazione imprenditoriale Americana ai giornalisti dichiarava:  “Sono più preoccupato per Marc Jacobs che per il presidente degli Stati Uniti*.

Marc Jacobs in crisi? Sì, proprio lui

Lo stesso Jacobs acclamato in Louis Vuitton come il re Mida della moda, capace di creare eventi sensazionali e di far brillare il marchio di valige nell’Olimpo del ready to wear. Proprio quel Jacobs che sempre con il sostegno del mecenate Arnault riuscì a colonizzare il mondo con il suo omonimo brand corteggiando una ragazza glam e sovversiva e creando eccitazione e attesa di stagione in stagione. Esattamente colui che oggi, praticamente, non esiste, se non per essere criticato.

Più volte il designer aveva ammesso di non comprendere le dinamiche dei Social,

ma perché non pensarci prima, perché non calamitare la flebile attenzione della massa riproponendo il suo più grande (in)successo qualche anno fa? Il problema, infatti, era questo:

Marc Jacobs non arrivava in termini di rilevanza e interesse, perché, semplicemente, i teenager non sapevano chi fosse.

Jacobs, quindi, doveva presentarsi e calamitare l’attenzione mondiale con un gesto eclatante: niente di meglio del grunge chic. E poi il mondo dei giovanissimi “mandriani sociali” non vede l’ora di dare una forma e un senso al proprio disagio con dei travestimenti sciatti. Vuoi mettere il prestigio dato dall’opportunità di indossare un pezzo di storia della moda, a 26 anni di distanza, ovvero quando la maggior parte dei nuovi clienti non erano nemmeno nei pensieri dei loro genitori?

Ed ecco che si arriva ad un nuovo teorema: il nuovo è meno efficace del vecchio? Sì.

Tirarsi fuori dall’oblio rivangando il glorioso passato e così facendo adulare Memoria (Mnemosine) musa clandestina, fiera mitologica del nostro ipertempo, è un’infallibile strada per catalizzare l’attenzione della massa.

Se di questi tempi ci sentiamo costretti a tornare ossessivamente al tema della memoria, ciò avviene perché siamo trasportati da una civiltà della durata e quindi dell’apprendimento e della memorizzazione a una Civiltà del transitorio e quindi dell’oblio” .*

E cos’è, se non mero tormento, quell’esistenza presentificata, fatta di continue reincarnazioni in identità, marchi e mondi, senza qualche piccolo contentino, senza un appiglio saldo e concreto a quel mondo stabile e regolare del secolo scorso, che solo può rassicurare l’errare di queste giovani anime senza radici e senza storia?

Marc Jacobs ha ragione: ora il mondo ha bisogno del suo grunge tanto quanto i giovani necessitano di senso di appartenenza.

E il senso di appartenenza non può esulare dalla dimensione storica dell’abbigliamento e più in generale delle nostre scelte di consumo. Anche se proiettati continuamente verso il futuro, abbiamo bisogno di sentirci tutti saldamente ancorati a una tradizione che possa determinare e caratterizzare le nostre esistenze, indelebilmente.

 In poche parole, ci serve un passato e dei buoni narratori che lo raccontino, ancora e ancora.

 

Bio
*https://www.nytimes.com/2018/06/02/business/how-marc-jacobs-fell-out-of-fashion.html
*Vite di corsa, Z. Bauman
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