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Società

Instagram 2019 trends: e se, molto lentamente, ma inesorabilmente diventassimo anti-instagram?

Instagram 2019 trends: e se i Millennials diventassero anti-instagram?

Pensare al dopo Instagram è vietato, infatti, nessuno osa contestare il suo divino potere e per noi, umili follower del suo verbo, certi argomenti sono una sorta di tabù. Questo genere di domande occulte non si possono fare pubblicamente, oltretutto sono vietate ad un pubblico di minorenni, insomma, sono proibite. Eppure, anche se sembra impensabile poter vivere senza la sua intermediazione, nessuno è immune alla tirannia del tempo, nemmeno “Lui”.

Instagram 2019 trends: qui lo dico e non lo nego, l’ondata detox sta arrivando. Non sarà un abbandono radicale, ma cresceranno il peso delle relazioni off-line, l’attenzione al prossimo e il consumo consapevole.

In pratica, riusciremo a limitarne la sua influenza. Non sarà più lui a governare le nostre abitudini, ma ce ne serviremo sempre di più per realizzare obiettivi più specifici e circoscritti, questo per quattro semplici ragioni:

  • perché la gente è stufa del mezzo e del livellamento dei suoi contenuti;
  • perché funziona male e costa sempre di più farci affari;
  • perché la fiducia in quella canaglia di Zuckerberg sta precipitando (per sapere l’ultima leggi quella cosetta sulle nostre chat private) ;
  • perché, effettivamente, c’è vita oltre l’illusione, la finzione e il consumo.

E’ vero, vorrei una vita spericolata e analogica, ma per iniziare potrei anche accontentarmi di un radicale ridimensionamento del monopolio di Instagram sulle nostre esistenze.

Instagram invecchia, non come tutti noi, ma invecchia

8 anni di vita al giorno d’oggi equivalgono a un’era mesozoica, un segmento temporale inverosimile considerato il livello di disattenzione e disaffezione generale, che induce gli individui a galleggiare in una sorta di esistenza-indifferenza fatta di “brevi scosse orgasmiche” seguite da repentini cali di libido e amnesia.

Tutto ciò che è moderno viene prima o poi superato

Oscar Wilde

E’, infatti, dal 2010 che il popolo condivide la propria quotidianità

con un ospite silenzioso, ma scaltro, indulgente, ma tirannico. Un ospite che negli anni da genuino passatempo è riuscito a sovvertire tutto il sistema comunicativo, economico e sociale del pianeta, profanando e disumanizzando tradizioni, abitudini e valori.

Un ospite egocentrico e sempre più untuoso verso cui si prova disprezzo, ma verso cui ci si sente impotenti e deboli, poiché attraverso la sua intermediazione passano soldi, “fama”, stima e molte altre irresistibili tentazioni narcisistische ed egoiche.

E poi siamo ben consapevoli che un’azione limite stile kamikaze, eclatante di disconnessione in solitaria si rivelerebbe naïf e pure vana come l’idea il voler intrappolare l’Oceano in un secchiello.

Era il 2012 quando il viscido biscione Facebook inglobava l’applicazione per assicurarsi un futuro roseo e profittevole, data la semplicità d’uso del software a differenza del ferraginoso fratellastro maggiore.

Ma oggi come lo vediamo Instagram?

Settembre 2018. Kevin Systrom e Mike Krieger, i due fondatori di Instagram tirano i remi in barca. Qualcosa si è rotto. Ammutinamento. Abbandono. Addio.

Ora siamo pronti per il nostro prossimo capitolo. Costruire cose nuove ci obbliga a fare un passo indietro, vogliamo seguire la nostra ispirazione e combinarla con ciò di cui il mondo ha bisogno, questo è ciò che intendiamo fare. “

E ora che il danno è bello che fatto, ce lo smazziamo noi.

Dopo aver cambiato identità secondo il modello “pay per view”

ora che incoraggiati alla bulimia visiva e affetti da un’incurabile anemia intellettuale, apparteniamo a tribù tutte diverse, ma tutte ossessivamente uguali, cosa abbiamo da dirci? Cosa ci sarà mai da scoprire, dopo aver girato il mondo in groppa alla travel blogger del caso? Cosa ci sarà mai di così stupefacente da ricercare dopo aver spiato la quotidianità dei peggiori e dei migliori esemplari umani? E, soprattutto, cosa ci sarà ancora da comprare per compiacere il nostro ego e riscuotere un effimero, insignificante consenso?

Quando a forza di correre non ricordi più dietro a cosa ti stessi affannando scopri quanto sia edificante rimanere fermi. E finalmente, arrivi.  

Sono su Instagram da 5 anni e ho vissuto tutte le fasi del social,

da quelle primordiali e sincere a quelle antimeritocratiche del mero business.

Nemmeno un azzeccagarbugli potrebbe più trovare la formula della serenità su questo social, tanto meno quella del successo. Arzigogolati, quanto cangevoli algoritmi oscurano volontariamente la visibilità di account e post per obbligare gli utenti a sborsare continuamente oboli per la sacra “causa”. Fatti due conti, costa troppa fatica e denaro anche fare l’ influencer.

Il Signorino Zuckerberg, difatti, è il socio di maggioranza di tutti noi. Prima si paga Facebook e poi, semmai, si lavora/guadagna.

E questa situazione comincia a non starmi più bene.

Abbiamo tutta una vacanza di Natale per farci su una riflessione.

immagini via pinterest.com

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