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<h1>Buonismo: perché il totalitarismo dei buoni sentimenti è diventato intollerabile</h1> <p style="text-align: right;"><span style="font-family: 'courier new', courier, monospace;">Il buonismo è il lato viscido della cattiveria. </span></p> <p style="text-align: right;"><span style="font-family: 'courier new', courier, monospace;">Fausto Gianfranceschi</span></p><h3>Buonismo on trend</h3> Raccolte fondi, raccolte di like, raccolte figurine e raccolte di business, questo è il mercato dei benefattori e chi non ci si butta non vince niente (sembra). <h4>Divismo fa rima con attivismo ed è insopportabile</h4> E anche se la maggioranza dei "mastri precettori di fanfaluche" del <strong>marketing</strong> respingono la tesi, ritenendo imprescindibile per il successo dei marchi lo schierarsi in battaglia fianco a fianco con il target di riferimento, credo che sia giunta ufficialmente l'ora di piantarla con questi piagnistei una volta per tutte. <h2>Finiamola con il "<em>socialismo dello champagne</em>*"</h2> Con <em>socialismo dello champagne</em> si intende quell'atteggiamento borghese<em> radical chic, visceralmente </em>ipocrita<em>, </em>poiché di facciata, da cui oggi partono tutte quelle iniziative di comunicazione "<strong>evangeliche"</strong> volte alla subdola persuasione dei consumatori.