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Nostalgia Millennials: la malinconia è il sentimento che ci rappresenta di più, ma cosa ci spinge a questa dipendenza dal passato? <h1>Nostalgia Millennials: e quindi siamo una generazione patetica?</h1> Nostalgia Millennials. Diciamo la verità, quel compiacimento morboso che si prova andando a rovistare quotidianamente tra i ruderi del secolo scorso sta diventando <strong>patologico</strong>. Finita (o quasi) la mania/magia degli unicorni, da qualche anno, complici il cinema, una moda sempre più ripetitiva e un abile sfruttamento del <strong>marketing della nostalgia</strong>, si è realizzato un totale, morboso, preoccupante -perché consenziente- stordimento della popolazione.Si chiama <strong>marketing della nostalgia quella strategia che </strong>aggancia l'attenzione dei Millennials facendogli rivivere i ricordi positivi e le icone del passato, questo, infatti, li farebbe sentire bene.<em>In an age of <strong>impersonal digital media</strong>, building social connectedness through nostalgia is an easy way for companies to leverage the optimistic feelings that often accompany walks down memory lane. Associating brand messaging with positive references from the 90s, 80s — and even the 70s — <strong>humanizes brands,</strong> forging meaningful connections between the past and present.</em>(<a href="https://www.forbes.com/sites/laurenfriedman/2016/08/02/why-nostalgia-marketing-works-so-well-with-millennials-and-how-your-brand-can-benefit/#347409536364">Forbes.com</a>) <h2>Il mito di fine secolo</h2> Anni '70, <a href="https://www.theladycracy.it/2016/12/13/maratona-bim-bum-bam-co-e-revival-anni-80-ma-perche/">anni '80</a>, <a href="https://www.theladycracy.it/2016/07/07/cult-moda-anni-90-questi-10-stanno-ossessionando-le-folle/">anni '90</a>. Non riusciamo a vedere altro che passato, più si allontana, più lo rimpiangiamo. Siamo la prima generazione, che preferisce il passato al presente e pure al futuro. Con Youtube, <strong><a href="https://www.theladycracy.it/2017/11/09/moda-instagram-tendenze-inverno-2017-ecco-i-5-accessori-piu-cool/">Instagram</a></strong> e <strong><a href="https://www.theladycracy.it/2015/08/19/come-funziona-pinterest-la-matrioska-delle-ispirazioni/">Pinterest</a></strong>, poi, abbiamo la possibilità di collezionare una mole infinita di figurine appartenenti a passati remoti, alcuni nemmeno vissuti.<strong>E così si boicotta il presente, adagiandosi lagnosi e viziosi nell'immoto balsamo del tempo che fu. Patetico, appunto.</strong><strong>Ma perché tutta sta malinconia?</strong> In fondo, abbiamo tutto. Sperimentiamo tutti i giorni l'eccezionale velocità dei mezzi di comunicazione istantanei, delle consegne in 24 h., delle serie tv no limits, del lusso a portata di tasca e di mano, dei voli low cost, del cinema a casa nostra, insomma, non ci si è fatti mancare niente, eppure manca sempre qualcosa. Qualcosa di grande, ma che non si dice.<strong> Perché sui social la sofferenza è: tabù</strong>. <h2>Siamo patetici, sì, ma teneramente, perché, in fondo,</h2> a noi mezzi giovani, <em>nati analogici diventati digitali</em>, ci è stato tolto tutto. <p class="p1">Dopo tanto benessere, ci siamo beccati un'epoca di crisi, di <em>iperrapidità,</em> di<em> ultrainstabilità</em> e di diffidenza estrema verso il prossimo. Ci stiamo disabituando a relazionarci con <strong>persone fisiche</strong>, usciamo sempre meno di casa, mentre, per compensare il disagio, nelle nostre case c'è di tutto. Le dimore, anche i 50mq diventano un tempio, un fortino che fa da cuscinetto tra più realtà. Dei <strong>covi-bunker</strong> in cui barricarsi per dimenticare il mondo esterno.</p> <p class="p1"></p>