Tag: Fashion week settembre 2018

<h1 class="p1">Fashion week settembre 2018: l'attesa di una novità che non verrà</h1> Fashion week settembre 2018. Manca poco all'apertura della cosiddetta "nuova stagione". Gli occhi saranno puntati su Gucci che volerà a Parigi, Burberry che batterà bandiera Italiana (Tisci) e<a href="https://www.theladycracy.it/2018/01/28/hedi-slimane-oggi-e-la-rivoluzione-annunciata-in-casa-celine/"> Céline</a> che con grande amarezza dei <em>Philonostalgici</em>, potrebbe essere strapazzata e contaminata irreversibilmente dall'irruenza di <strong>Slimane</strong>. Eppure, nonostante tutta la rumorosa orgia mediatica costruita intorno alle Settimane della moda, la nostra attesa ha qualcosa di <em>vagamente Beckettiano</em>.L'<strong>assurdo</strong>, infatti, sta nell'attendere qualcosa che non ha<strong> niente di nuovo</strong>, niente di utile, niente di esclusivo e con ogni probabilità poco di bello. In pratica, aspettiamo qualcuno di cui non sappiamo nulla e<strong> forse nemmeno esiste</strong>, e, cosa ancora più paradossale, lo aspettiamo sempre fiduciosi in una rinnovata promessa di felicità. <h3>La verità è che Vladimiro ed Estragone siamo noi</h3> E sì, anche se il "Signor Godot" non verrà nemmeno questa volta, noi lo aspetteremo, pazienti e speranzosi, come ogni settembre, ogni mese, ogni giorno di qualsiasi anno attendiamo, farneticando, il  cosiddetto "<strong>nuovo e bello"</strong> appollaiati su una panchina, spettatori-attori del solito, identico, insensato spettacolo. Spettacolo di un un tempo svuotato di spazio e stagioni, ma anche di significati e, non in ultimo, di <strong>moda</strong>. <h3>Una definizione di moda</h3> <span style="font-family: 'courier new', courier, monospace; font-size: 10pt;">Moda: concezione del costume generalmente accettata e ritenuta valida in un determinato momento storico. Essa abbraccia quindi non solo l'abbigliamento, ma tutto lo stile di vita, dal modo di comportarsi in società agli oggetti di uso più comune.*</span>A settembre, come da tradizione ci si prepara ad accogliere le linee guida che<strong> definiranno la moda dell'anno 2019</strong>. Una moda che, di fatto, non esiste, ma a cui nessuno vieta di credere, proprio come Babbo Natale. <h3>Di che moda stiamo parlando?</h3> Da quando moda e stile sono collassati l'una sull'altro, infatti, non c'è niente che non sia degno di essere indossato. La moda è un concetto trasversale che non riguarda solo più i marchi di lusso e tanto meno le élite, ma abbraccia <strong>caritatevole ogni genere di espressione personale vestimentaria</strong>.Gucci è moda tanto quando il marchio Vietnamita minimal trovato su Instagram o quanto il funereo negozietto Londinese di roba gotica che vende su Asos Marketplace. <p style="text-align: center;"><strong><span style="font-family: 'courier new', courier, monospace;">Tutto ha senso, perché niente lo ha più. </span></strong></p> <p style="text-align: center;"><strong><span style="font-family: 'courier new', courier, monospace;">La moda muore per eccesso di moda*.</span></strong></p> I sociologi dicono che il seme della fine della moda sia da situarsi nel germogliare delle rivolte giovanili, con conseguente irruzione e mitologia del <em>look giovane</em>. Essere giovani è così diventato il simbolo dell'individualismo moderno <strong>più dell'aspirazione a mostrare l'appartenenza a una casta raffinata.</strong><strong>Eclissato l'imperativo dell'abito dispendioso</strong> e tramontata l'era dei couturier, il degenero: dapprima con gli stilisti di rtw, poi con il fast fashion e ora con la concorrenza degli Ista-designer. In tre decadi hanno conquistano legittimità tutti i materiali, tutte le forme, tutti gli stili fagocitando ed esaltando segni di inferiorità appartenenti a minoranze e controculture.<strong>Trasandato, ironico, povero, provocante, sportivo, povero, brutale</strong>,