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Moda Autunno Inverno 2019: ecco il meglio della MFW di febbraio

Moda Autunno Inverno 2019. Se non hai avuto tempo di seguire le sfilate, eccoti il riassunto.

La moda, intesa come abbigliamento, in questi anni di overdose spettacolare fatica a tornare rilevante, ma non è detto che tutto sia irrecuperabile. Quella che doveva essere una pretesa scontata, il vestirsi “bene“, quindi, senza particolari artifici stilistici, potrebbe tornare presto in voga (l’abbiamo costatato anche alla New York Fashion Week con Tom Ford e Gabriela Hearst, ad esempio). La risposta a questa “modesta” esigenza sono le divise borghesi di Max Mara, Fendi e Giorgio Armani.

La Milanese è una virago

Chiusa dentro strati di capispalla possenti o cucita sotto abiti che mettono al riparo da occhi indiscreti le zone più erotiche del corpo, la donna non accantona la sua femminilità, ma muta la fragilità in severità e risolutezza. L’occhio maschile, se proprio vuole la sua parte, si dovrà accontentare del viso o attendere la sera per godere di qualche intima trasparenza, concessa pur sempre con parsimonia. Non tanto per pudore, ma per comodità e funzionalità la donna avanza impettita nella metropoli ammantata di tenute scivolose e lusinghiere, rivisitazioni di silhouette potenziate anni ’80.

Distopie: Gucci convince, Prada no

La repulsione di molti verso Gucci è uno sconcertante spaccato socio-culturale che documenta nitidamente la miopia a cui la maggior parte della popolazione è soggetta. Miopia in senso critico: la maggior parte degli individui non ha le basi per rivelare e decifrare i segni che vengono loro proposti, finendo così per ignorare il fatto che prima di condannare la moda e le sue elucubrazioni, occorrerebbe chiedersi se questa sia davvero più intollerabile della realtà in cui è calata (leggi Gucci Sfilata 2019)

Questo discorso, purtroppo, non vale per Miuccia Prada.

la moda si trasforma in una lotta costante per sostituire significati che si affievoliscono a velocità sempre maggiore. […] i significati vengono allora rinnovati ricorrendo a riferimenti esterni alla moda […] è per questo che molti capi di vestiario si caratterizzano proprio per il loro disperato tentativo di dire qualcosa.*

Nonostante i propositi didascalici e metatestuali, con questa collezione Miuccia termina il capitolo “Frankestein” cominciato con l’uomo (in modo molto convincente) in una macabra contestazione del mondo contemporaneo, a mio parere un po’ troppo “facile”. Il tema, invece di rafforzarsi si diluisce in costumi stereotipati che cedono al cliché. Le Mercoledì Addams, munite di anfibi da assalto, sfilano macchiate di colori vivaci insopportabili. Ci sono anche mazzetti di fiori tolti dai cimiteri e inserti di pizzo nero vedovili. Stessa scenografia, stessa urgenza, ma scarsa credibilità.

Bottega Veneta

Il giovane Daniel Lee entra a gamba tesa nel marchio e non delude le aspettative dei Philo-discepoli rimasti senza guida e borse dopo l’arrivo di Slimane. Come un giovane Holden sprezzante del conformismo di massa, dei social e del plauso dei più, il giovane Lee, suona la sua musica concettuale in uno “sgabuzzino” fatto di luce, aria e cielo. Niente diretta Instagram, per vedere il video in streaming gli interessati devono avere la pazienza di recarsi sul sito. E se il mezzo è il messaggio, possiamo già intendere la piega che prenderà il marchio. Bottega Veneta sarà per pochi (relativamente pochi, ovviamente, ma qui si parla di proiezioni di identità di marca). Come scenografia la monumentalità dell’Arco della Pace. Un’algida overture: un abito in pelle nera scolpito di semplicità. Felino e drastico. Ai piedi una décolleté  intrecciata come dichiarazione di continuità con la tradizione dell’azienda. Il tono di voce è vigoroso, energico ed essenziale. Il vuoto lasciato da Phoebe è ufficialmente stato colmato.

Jil Sander e Numero 21

Luke e Lucie Meier perseguono la loro missione di indottrinamento minimal con dovizia e maestria, la loro è una moda-non moda cerebrale, sofisticata, eppure funzionale. Tutto questo è un bene, ma il pericolo è che a forza di coprire con tuniche e camicioni dritti si finisca nella punizione e nella penitenza, cosa che non appartiene alla nostra cultura.

Alessandro Dell’Acqua, trova il filone giusto per vestire la donna di una modernità glam senza scadere nell’ovvietà. Le forme sono piuttosto marziali, ma le scollature posteriori, i tessuti scivolosi e l’uso dell’effetto nudo realizzano un’equilibrato connubio di sobrietà e fresca eleganza.

Immagini via Bof.com

*Filosofia della moda, L.Fr,H. Svendsen, p.79

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