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Analisi & ApprofondimentoModa

Consumo Critico e Consapevole

Consumo critico: solo la consapevolezza ci salverà

” Consumo critico: per consumo critico, o consapevole (in opposizione ideale al consumo compulsivo), si intende la pratica di organizzare le proprie abitudini di acquisto e di consumo in modo da accordare la propria preferenza ai prodotti che posseggono determinati requisiti di qualità differenti da quelli comunemente riconosciuti dal consumatore medio”*

Se volessimo estrarre dal linguaggio una lista con i termini più usati durante le conversazioni di moda degli ultimi mesi, ci accorgeremmo di quanto il tema della sostenibilità abbia monopolizzato i dibattiti del settore.

Se “le parole sono importanti*”, l’identificazione della ricorsività di determinati vocaboli è il più efficace metodo per decifrare lo Zeitgeist in cui siamo ammollati.

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La “perturbazione” della moda maschile SS2019 ha appena chiuso l’ennesimo ciclo di presentazioni sbilenco e selvaggio in cui tra pre-collection, pre-fall, cruise, preview e altre mirabolanti messe in scena abbiamo constatato l’inefficacia del calendario tradizionale e l’abnorme quantità di proposte vestimentarie rispetto alle più ottimistiche richieste di mercato.

A chi servano poi tutti questi prodotti così frettolosamente pensati, creati e fotografati, non è dato a sapersi, ma sicuramente questo ritmo espositivo affannoso stride fortemente con la filosofia del consumo sostenibile tanto chiaccherata.

La corsa alla sostenibilità

Così, mentre H&M si prepara a vendere kit per la riparazione dei suoi capi al petrolio e Gucci promette di rinunciare ai peli dei coniglietti, Asos si spinge un po’ più in là giurando che dal prossimo anno farà a meno non solo dei sopracitati peli dei coniglietti, ma anche di piume, seta, cachemire e mohair.

Tra qualche tempo, infatti, sarà tutto umano. 

Sto scherzando -ma non troppo-, comunque, gli animali non si toccheranno più.

E per quanto riguarda quella piccola faccenda degli umani trattati come animali, invece, il comitato si riunirà in data da destinarsi (d’altronde, ci sono delle priorità). E per riprendere il discorso di prima, Asos si impegnerà anche a mandare tutti i suoi designer a scuola di (guarda un po’) sostenibilità.

Eppure, mentre tutti fanno a gara per essere più sostenibili,

gli invenduti non accennano a diminuire, intasando gli outlet e ingolfando il sistema di smaltimento rifiuti.

Così, mentre i vari Anna Dello Russo si sbarazzano dei cimeli di guerra accumulati con avida arroganza negli anni di gloria, nessuno si meraviglia del fatto che niente di tutto questo bottino trovi più spazio in un qualche sparuto museo, bensì, sia destinato al purgatorio. Un purgatorio di irrilevanza e oblio trasmutato in lugubri cabine armadio di qualche incrollabile oniomaniaca seriale.

Ma come mai anche l’alta moda è vittima di una sorte così impietosa?

La risposta è semplice: molto di quello che chiamiamo lusso accessibile (“pataccaro”) non sopravvive alla morsa del tempo

La maggior parte del consumo contemporaneo è schiacciato pesantemente dall’assenza di cultura vera. Dimenticata la poesia insita nell’antico saper fare sartoria, ad esempio, eliminato lo studio approfondito di tessuti e forme in funzione di una progressiva, quanto piscotica, standardizzazione commerciale, si è estinto il valore cultuale connaturato alla scelta e all’atto d’acquisto e possesso del capo vestimentario.

L’atto della vestizione è divenuto uno dei tanti, superficiali, automatismi

piegati al mero sfoggio (spreco ostentato) e, in quanto tale, i capi hanno esaurito la loro funzione simbolica nel presente, maturando una spietata obsolescenza nel medesimo instante della mostrazione.

Morale: finché la moda non tornerà a riappropriarsi di significati pregnanti ed eterni, sarà inutile continuare a parlare di sostenibilità, perché per perseguire la strada della sostenibilità bisogna consumare meno e meglio.

Ciò che è davvero difficile, al momento, è capire cosa sia questo “meglio”, perché molto di quello che conosciamo con il nome di lusso non è nient’altro che rozza violenza. Violenza perpetrata contro l’uomo e ogni essere vivente. Contro la vita e la terra.

E mai ti ingannerà il domani se saprai decifrare il linguaggio del sole ardente e della luna che sempre cambia […] Tutto l’universo vive e vivendo partecipa del tempo di tutti i viventi: noi siamo quel che la terra e l’arte e l’anima e l’energia delle cose con laboriosa fatica produce: noi siamo le nostre opere e i nostri giorni.*

Virgilio da “La storia della poesia, le nuove muse: ellenismo e origini della modernità“, p.116

Il ritorno alla pratica della cultura non mediata da mezzi di comunicazione di massa e, quindi, lo sviluppo di una nuova consapevolezza, solo, ci potranno salvare.

“Mi chiedo se, attraverso il design, non vi sia un mezzo per tornare a un’epoca nella quale le persone ritroveranno il valore spirituale di quello che producono: la coscienza e la fierezza del loro contributo umano”. *

Issey Miyake

*https://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_critico

*The fashionable lampoon




 

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2 Comments

  1. Shooting pazzesco come sempre, ma dove l’hai torvata questa location, sembri sulla luna!
    Un bacione! F.

    La Civetta Stilosa

  2. favolose queste foto, adoro queste location!!
    baci

    http://www.unconventionalsecrets.com/

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