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La moda oggi: ecco perché “il brutto” è sempre più bello

La moda oggi: ecco perché “il brutto” è sempre più bello

La moda oggi non vuole essere niente di più di quello che non è. Piuttosto bruttina rispetto alla tradizione, ma di successo. Perché?

La moda oggi. Apprezzare quello che non ci piace

Non è stato facile, ma alla fine ce l’abbiamo fatta, dapprima scrutato di nascosto con disgusto, poi osservato con curiosità e, infine, indossato con poderosa tracotanza.

Il brutto nella moda è stato accettato,

fino a diventare indispensabile

In costante rapporto osmotico tra interno ed esterno, il brutto che è in noi e fuori di noi ha avuto ufficialmente il suo contraltare vestimentario.

Il termine “Ugly” sta al nono posto della classifica dei 10 termini più ricercati su Goggle nel 2017 e a chiunque osasse contraddire i dati, consiglierei di togliere dagli occhiali le lenti “felicità” e di guardarsi intorno.*

Il brutto nella moda, una visione apocalittica

La familiarizzazione e quindi l’accettazione del “non bello” , del non sense o, ancora, dell’assurdo, per  è il quinto e ultimo stadio del dolore, un atto di rinuncia alla ricerca del significato e della verità.

Un consapevole, quanto arrendevole, atto di sfiducia

nei confronti di un mondo alla deriva in cui niente ha più senso, se non per essere distrutto.

That fashion is inherently meaningless, and existing, as it does now, in a world where truth and meaning are increasingly meaningless themselves, the only way forward is to disregard everything, and tear the whole thing down.*

Distruggere e ignorare, in pratica, mollare la presa, assecondando gli eventi con rassegnazione.

Ma perché il brutto ha tutto questo successo?

Se prima il brutto della moda era un affare per radical chic, proseliti praticanti della religione Prada e affini, oggi, il “non bello” apparentemente sembra non avere alcuna pretesa intellettuale.

Il brutto apre le sue braccia alle genti comuni, ai sempliciotti, agli ignari, insomma, a chiunque voglia fare il suo ingresso nella dimensione alternativa, pseudo-anticonformista guidata da eccellenze creative-comunicative quali Demna Gvasalia, Virgil Abloh e Alessandro Michele.

Il brutto di oggi, non è un movimento isolato di antimoda,

derivato da culture alternative o sottoculture, ma una corrente mainstream, in perfetta sintonia con una modalità caotica di diffusione del gusto ai tempi dei social media.

Il gusto plasmato sul modello Instagram è qualcosa che trascende il personale diventando “gusto popolare”. Anche se vuoi evitarlo, finirai per esserne contagiato.

Brutto e ironia

Non è un caso che brutto e ironia vadano a braccetto. I termini si completano assumendo caratteri caricaturali e beffardi riconducibili a una risata amara, in stile pagliaccio triste.

In questo senso l’esibizione di cose “brutte” con sfrontata arroganza, sembrerebbe assolvere il ruolo di “maniglione antipanico”.

Una sorta di stratagemma rabbioso per sdrammatizzare ed esorcizzare

il “male”, assumendone i suoi caratteri e parlando il suo stesso “linguaggio”.

Un linguaggio fatto, talvolta, di rifiuti culturali, di prodotti cinematografici di serie B, di shock verbali e aridità semantiche, che in quanto dichiarate si appropriano di sottotesti per nulla scontati.

Per concludere

Al di là delle varie supposizioni o sui tentativi di decodificare quello che non si riesce a comprendere, siamo tutti concordi su una cosa:

il “brutto” è arrivato per rimanere.

E se esaminiamo lo stato attuale delle cose, sicuramente ne sentiremo parlare ancora per tutto il 2018.

*http://www.dazeddigital.com/fashion/article/38367/1/what-are-the-more-searched-fashion-terms-of-2017-ugly-vegan-woke-power-lyst

*https://www.highsnobiety.com/p/normcore-2017-fashion-trend/

Immagine copertina via pinterest.com




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4 Comments

  1. Spendere tanti soldi per comprare qualcosa di brutto e di bassa qualità solo per essere alla moda, beh…
    preferisco di gran lunga essere fuori moda ma vestita secondo il mio gusto!
    Amo troppo la Bellezza per rassegnarmi alla tristezza vestimentaria che vorrebbero appiopparci, spennandoci per giunta! Ma de che!? :-)))
    A proposito di Prada, nella sua boutique in via Tornabuoni a Firenze vidi una camicetta sul manichino che sembrava un’accozzaglia di stracci mal cucita, un affronto all’arte sartoriale propinata come innovazione stilistica.
    Non l’avrei indossata nemmeno sotto minaccia!
    Saluti da Elena

    1. Eh lo so Elena, purtroppo siamo in una situazione abbastanza irrazionale, tumultuosa, assurda praticamente.

  2. Di brutto in giro se ne vede parecchio… ma mai su questi schermi! Sei sempre strepitosa ed originale anche con un total denim!
    Un bacione! F.

    La Civetta Stilosa

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