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Moda e femminismo: tra tomboy girl e rude girl, ecco cosa succede

Moda e femminismo: tra tomboy girl e rude girl, ecco un nuovo genere

Moda e femminismo. Il successo eclatante raccolto nell’esercito femminile da movimenti anti-fashion brutali come quelli di Demna Gvasalia e Virgil Abloh ci dicono molto sui cambiamenti in atto nella società. Siamo di fronte alla genesi di un nuovo genere. Non è prettamente femminile, non è maschile e non è nemmeno l’assenza di uno e dell’altro, semmai la sua somma potenziata.

Quando molte persone corrono tutte insieme nella stessa direzione, occorre porsi due domande: dietro a cosa stanno correndo e da che cosa stanno scappando.

T.H.Marshall*

Tomboy e rude girl, il nuovo femminismo 

La moda (di)-sgraziata, caricaturale e sradicata dai codici estetici tradizionali è tutto quello che l’universo femminile stava aspettando per affrontare i secolari disagi accumulati.

Le donne si vestono “male”, ma si sentono bene.

L’abbigliamento come via di fuga verso la sicurezza: quando l’abito e le connotazioni femministe assumono un aspetto di primo piano

Bauman teorizza che lo shopping compulsivo/assuefattivo che contraddistingue la nostra società sia una sorta di rituale diurno volto a esorcizzare gli orribili fantasmi dell’incertezza e dell’insicurezza che infestano la nostra realtà quotidiana.

La moda, da sempre lavora per assecondare i sentimenti che muovono la collettività

Il punto di partenza è una precaria situazione a cui far fronte. Fu Elsa Schiaparelli la prima a curarsi dell’abbigliamento adatto a una donna nuova, a una donna che stava per invadere il territorio maschile, sfidandone la superiorità e la sua storica dominazione. L’idea della “Schiap” per far fronte alla battaglia dei sessi era quella di fornire abiti che assumessero un aspetto difensivo per il giorno e seducente per la sera.

Oggi l’atto creativo che presiede la scelta degli indumenti è guidato da un sentimento che non ha precedenti nella storia del costume.

Per la prima volta il gentil sesso pensa se stesso in quanto entità singola e indipendente dall’uomo. Si abbandona così la consueta compiacenza dello sguardo maschile e ci si disfa del fattore seduttivo.

La donna snobba, anzi, rifugge lo sguardo maschile. Gran parte dell’ abbigliamento contemporaneo è un’evoluzione di tutte le rivoluzioni vestimentarie del secolo scorso.

Siamo nel bel mezzo di una metamorfosi

Tutto quello che è stato accumulato a livello interiore (quello dei sentimenti) viene trasferito all’esterno, sugli abiti.  Al di fuori del corpo femminile si sviluppa così un’impalcatura-scudo-armatura, che sa di disobbedienza. Una disobbedienza insolente verso codici stereotipati che emanano una rabbia covata per secoli e un desiderio di rivalsa che non ha precedenti.

L’abito diviene prova di forza, protesi in grado di bilanciare gli squilibri di potere in cui versa la fragile natura fisica femminile. Un corpo imponente e destrutturato si proietta nello spazio e nei non luoghi virtuali per ancorarsi al tessuto sociale e lavorativo, come mai prima d’ora era accaduto. Il power dress degli anni 80, perde di slancio sensuale e ci guadagna di austera reverenza.

Sotto il vestito delle donne? Un sacco di paure, umiliazioni e frustrazioni

Sopra il corpo delle donne una moda fuori misura. Una moda fuori controllo, fuori dai principi di bellezza e armonia.

La moda è sempre un compromesso trai i desideri e la possibilità concreta di realizzarli.

L’equilibrio emotivo e affettivo delle persone e il contesto politico, economico e sociologico influenzano ineluttabilmente le scelte vestimentarie. L’esuberanza, la vistosità e la leggiadria delle vesti hanno ceduto il passo a mastodontiche visioni di donne in uniforme, massiccia espressione di una femminilità compromessa dal timore e desiderosa di vendetta.

L’identità: io sono quello che ti faccio vedere

Se l’identità è un prodotto della fantasia, un’invenzione, è anche uno strumento con cui si cerca di definire, per quanto possibile, il proprio posto nel mondo. E così risuona quanto mai calzante la definizione d’identità data da Bauman:  “un grido di battaglia usato in una guerra difensiva“, ma a questo punto direi: offensiva.

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*Modernità liquida. Z. Bauman, pp. 49-52, Laterza, Bari, 2015

*Storia della moda XVIII-XXI secolo, Enrica Morini, pp. 320-325, Skira, Milano, 2010





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13 Comments

  1. Un post fantastico! Complimenti!
    Nuovo post “Look Maschietto – Come ti trasformo un look kids” ora su http://www.littlefairyfashion.com

  2. Ma la meraviglia di questo trench??? Assolutamente pazzesca in queste foto, bravissima!
    Un bacione! F.

    La Civetta Stilosa

  3. molto particolare e interessante questo trench!!!
    baci

    http://www.unconventionalsecrets.com/

  4. Passo per un saluto. Kiss
    Nuovo post “MAGIL. Come in un caldo abbraccio” ora su http://www.littlefairyfashion.com

  5. Ti seguo da qualche mese perché mi piace leggere ciò che scrivi sulla fenomenologia della moda, sull’impatto sociologico oltre che su quello estetico e commerciale.
    Le tue analisi sono molto approfondite e precise, condite da realismo e disincanto…brava!
    Mi trovo d’accordo con molti dei tuoi pensieri e
    le foto che pubblichi mi piacciono molto.
    Un caro saluto da Elena

    1. Grazie infinite Elena! Davvero di cuore.

      1. Con il cuore le ho scritte, queste parole… 🙂

        1. Grazie, grazie, grazie

  6. sai che pensavo di averti già scritto quello che pensavo. A parte che tu rispecchi a pieno e meravigliosamente questo stile. Che il trench ti sta da paura. E che sinceramente è ora che si guardi all’Universo uomo, donna in modo totalmente differente.
    Questa è la femminilità del XXI secolo
    xxx
    mari
    http://www.ilovegreeninspiration.com

  7. Stupenda Eli!
    Adoro questo trench rosso fuoco!
    Bacioni
    Martina
    http://www.pinkbubbles.it

  8. Passo per un saluto e per augurarti buon weekend. Kiss
    Nuovo post “Piumino Argento. Come affrontare l’inverno con stile” ora su http://www.littlefairyfashion.com

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