Fertility Day: vita da mamma fortunata, ma precaria
Fertility Day. La Ministra sprona i giovani a mettere al mondo figli, perché il Paese è in fin di vita. Premesso che, se l’Italia sta morendo, l’assenza di natalità, non è la causa, ma la conseguenza, oggi, voglio dire io qualcosa in proposito.
Cara Ministra,
sono Elisa Bellino, 31 anni appena compiuti e una figlia di 4. Sì, sono una delle poche giovani mamme, che ha dalla sua parte delle fortune enormi. Fortune, che hanno permesso alla sottoscritta di assecondare il cuore: sia nella sfera familiare, che nel lavoro. Fortune, però, che, come vedrà, si limitano a garantire il presente, non il futuro. Ma torniamo alla questione dei figli. Perché i figli costano, ma non solo in termini di denaro, ma anche di attenzioni, di tempo. Tempo, denaro, amore. Lo stesso tempo, denaro e amore, che fanno la differenza tra un figlio desiderato e un figlio “arrivato per sbaglio”.
Cara Ministra, sa perché la campagna #fertilityday è un nonsense ?Un nonsense offensivo alla pubblica intelligenza?
Perché, in verità, i miei coetanei, ma anche i più giovani e i più vecchi, sono tutti figli indesiderati. Figli indesiderati di uno Stato impietoso, ciarlatano e corrotto.
Figli di uno stato che in gioventù ci ha rimpinzati di sogni glassati. Di sogni alla portata di tutti, che depistassero l’attenzione dagli affari governativi per evitare qualsiasi tipo di contestazione. Sogni che dovevano essere fatti di studio e di specializzazioni( neanche poi così tanto specializzanti, se andiamo bene a vedere). Sogni di cui si ignorava il problema della realizzazione concreta. Sì, perché, Voi già sapevate che nella maggioranza dei casi, sarebbero rimasti tali. La generazione degli “intelligenti” era pronta per sostituire la vecchia classe dirigente, ma poi? Poi niente, tutto in un colpo abbiamo capito che l’intelligenza non serviva per essere assunti, se non quella di pochi. E di quei pochi i 2/3 erano nomi “fortemente consigliati”. Ed ora, eccoci qua, a condividere insieme questa sorta di emarginazione socio-culturale.
Emarginati dal lavoro (quello vero, non precario), emarginati dalla politica (chi ci crede più?), emarginati dal sistema ( v. mediocrazia e raccomandazia), ciondoliamo in una situazione incerta pseudo-Fantozziana.
Cara Ministra, ma secondo lei, un infelice emarginato, potrebbe mai prendersi la responsabilità di mettere al mondo una persona, se a mala pena riesce a vivere per se stesso? No, infatti. Non ci sono le condizioni per mettere al mondo dei figli nell’epoca dell’Incertezza. Ammesso che non si abbia qualcosa di solido alla spalle. O, ancora meglio, Qualcuno. Perché lo sanno tutti, che in Italia, il merito non garantisce il successo personale. E quindi è dura, molto dura tirare avanti.
Fertility Day: vita da mamma fortunata, ma precaria
Questo pezzo è scritto da una figlia Qualunque. Figlia di Mamma Qualunque e Papà Qualunque. In quanto Qualunque, nessuno ha mai speso una buona parola per me, nessuno. Detto questo, sì sono una figlia Qualunque, ma fortunata, perché grazie al sostegno economico dei genitori risparmiatori, posso pensare di potercela ancora fare, nonostante tutto.
E se oggi sono madre e non ho ancora staccato la spina a quel, definitelo come volete: sciocco, ambizioso, ammirevole o condannabile, desiderio di assecondare la mia vocazione, è solo grazie a mamma e papà. Sì, non è merito mio, è merito Loro, se oggi posso permettermi di essere una giovane mamma lavoratrice. (Ricordiamoci che in questo momento, in Italia, la maggior parte delle donne-madri, abbandona le proprie ambizioni, perché non può permettersi di sostenere il costo dei servizi sostitutivi del lavoro domestico e di cura dei bambini. Questo costo si aggira intorno ai 500 euro mensili* fonte Sole24Ore)
Sottolineo “OGGI”, perché domani chissà. D’altronde questo Paesotto non sta certo a premiare impegno e merito, no, certo che no. Nessuna garanzia per il futuro che verrà. Il lavoro non sarà mai un affare pulito, e, tanto meno sicuro, finché non si cambieranno le regole dei giochi, finché l’Italia non sarà bonificata da quella manovalanza di mediocri così tanto vitali per la conservazione di privilegi nelle mani di pochi. I soliti pochi.
“La mediocrità rende mediocri”, così la scaltrezza vince e la stupidità dilaga.
Ecco, piuttosto, da mamma fortunata, ma precaria, questo dovrò cercare di spiegare a mia figlia e non sarà semplice incitarla ad andare il più lontano possibile da questa Nazione.
Editoriale
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