Crisi editoria 2016: cosa succede?
Crisi editoria, si dice. Avete presente il gioco delle sedie, quello con la musica?Era il momento più adrenalinico delle feste organizzate dal gruppo Catechesi del mio paesello natale. Le sedie, che erano sempre di numero inferiore rispetto ai partecipanti, venivano posizionate al centro della stanza e fino a quando non veniva stoppata la musica ci si doveva girare intorno. Ovviamente a ogni “stop”, bisognava sgomitare per sedersi, altrimenti, si veniva eliminati.
Ecco, nel mondo del giornalismo sta accadendo la stessa cosa. Gli editori a suon di musica tolgono le sedie appellandosi a giuste cause di tipo economico. Così, da un giorno all’altro. E’ successo a inizio anno per la caporedattrice centrale di Marie Claire Italia, un misfatto che ha fatto barcollare gli animi degli addetti ai lavori per qualche tempo. E non solo per l’onesta affezione verso la giornalista, ma soprattutto perché è ben intuibile che non rimarrà un caso isolato.
Certo, non se ne parla al grande pubblico, no meglio di no, l’immagine delle case editrici ne soffrirebbe ulteriormente. Dalle stanze degli specchi trapela solo qualche indiscrezione, qualche gossip, ma non troppo. C’è stato un po’ di buzz, sì, ma tra colleghi e anche con un po’ di timidezza,
perché la situazione è più seria di quello che non appare.
Le storie, così, finiscono tutte sotto la scrivania tra qualche sospiro e un “mah, boh, bah“. Come quando gli anziani del paese, mentre passeggiano, si fermano davanti alla bacheca dei morti e dopo qualche borbottio riprendono il loro rassegnato cammino.
Crisi editoria 2016, ma sottovoce
Crisi editoria, ma non facciamo troppo rumore eh!
Si continua a imbarcare acqua, ma non si dà l’allarme per non creare il panico. Così, mentre lo spauracchio sulla fine dell’ordine dei giornalisti si fa sempre più serio, in mezzo al popolino c’è ancora qualche ciarlatano fondamentalista che si preoccupa di vestire i panni dell’intellettuale da strapazzo avanzando inflazionati, quanto desueti stereotipi contro le blogger (intendendo come blogger non le fantoccine caxxate dipendenti). Inflazionati quanto desueti stereotipi astutamente rinforzati proprio da molti giornalisti, che nei loro momenti di gloria, mentre da una parte lavoravano per volgarizzare il ruolo dei blogger, dall’altra, si sbrigavano a copiarne i modi, le abitudini e “i vizi”.
Futuro digitale e futuro ai blog
Tutte le testate sono diventate dei grandi “blog” o meglio aggregatori di blog.
“all’interno del “nuovo” ecosistema informativo i confini si assottigliano, si fanno sempre più labili, rendendo davvero difficile tracciare una linea netta di demarcazione tra cosa sia un post e cosa un articolo, tra cosa sia un blog e cosa un web magazine, un quotidiano on line.
Se persino il NYT lascia ampi varchi nei propri recinti, riconoscendo implicitamente l’importanza dei “blogger”, e al tempo stesso inaugura, come molti altri quotidiani, uno spazio su Tumblr, diviene impossibile non cogliere i segnali inequivocabili di come nel tempo la contaminazione abbia lavorato su entrambi i fronti, trasferendo il valore dalla notizia al commento, all’analisi della stessa e rendendo complementari invece che alternativi e contrapposti questi due mezzi. Il futuro dell’informazione si gioca, anche, sull’abbattimento delle barriere ormai insensate dei giornalisti contro i blogger“. *
E giusto per concludere: ai giornalisti “appesi” consiglierei vivamente di aprirselo un blog.
In America, dove non esiste un Ordine Professionale per chi scrive su un giornale, i blogger hanno gli stessi diritti e doveri dei giornalisti. Un giornalista politico si confronta quotidianamente con blogger che non hanno mai svolto un praticantato giornalistico e che un tesserino da pubblicista non sanno nemmeno cosa sia.*
Sta sorgendo il giorno in cui
nell’informazione l’unica distinzione sarà tra
chi è professionista e chi non lo è.
E questo, proprio grazie ai blogger.
Immagine copertina via pinterest.com
gilet pelo: Sisley; dolcevita:Benetton; scaldacuore: Benetton; canotta: Intimissimi; Scarpe: Asos; Borsa: Serapian
*http://www.francescasanzo.net/blogger-vs-giornalista-ha-senso-contrapporre/
*http://thebizloft.com/blogger-diventare-giornalista-tesserino/
Elena
Ti aiuto un po’: cerca online l’ultimo report di Mediobanca sull’editoria italiana, chiudi così il cerchio.
Che bella giacca coccola!
xoxo
http://www.bellezzefelici.blogspot.com