Viaggio a Parigi. Negli ultimi 2 anni ci sono stata quattro volte. Sembrano abbastanza, e invece no. Come ho scritto di getto qualche giorno fa mentre condividevo un istante davanti alle luci della Tour Eiffel:
“ogni volta gli occhi sembrano troppo piccoli per abbracciare la bellezza di Parigi”.
Andare a Parigi vuol dire lasciarsi sopraffare, stordire, dalla sua magnificenza. Ci vuole tempo, perché per vivere questa città in modo totalizzante dovrete spostarvi a piedi. E poi, la prima cosa che dovete vedere di Parigi è la sua luce. La luce sotto il cielo di Parigi è lì per essere scoperta passo dopo passo. Godetevela mentre si diluisce nella Senna, mentre si stiracchia su per le facciate fino ai comignoli dei palazzi o, ancora, mentre divora i giardini e le piazze di un sovrannaturale splendore.
“… A quell’ora sotto il sole obliquo del pomeriggio invernale, Parigi appariva disseminata da uno spolverio luminoso come se un qualche invisibile seminatore, celato nella gloria dell’astro, avesse gettato a piene mani le sue bracciate di grani, il cui fiotto d’oro ricadeva da ogni parte. “
Emile Zola, Paris 1898
Passeggiare con il naso all’insù è decisamente consigliabile.Ogni battito di ciglia è un quadro. Unico, per sempre tuo.
Viaggio a Parigi, all’insegna dell’ottimizzazione del tempo. Se avete a disposizione solo qualche giorno vi consiglierei di trovarvi un hotel in centro, magari nel quartiere latino, in modo da potervi muovere senza mezzi e taxi. Perlustrate la zona di St. Germain, una delle vie più rappresentative della città. Nei suoi storici caffè erano soliti intrattenersi gli intellettuali e i pensatori più anticonformisti del passato, qui, potrete scoprire la Parigi più colorata con i suoi bistrot e le sue viuzze. Fate una sosta nel “Giardino del Lussemburgo“, uno dei parchi più grandi e belli della città, inaugurato nel 1612 da Maria de’Medici. Se attraversate la Senna, vi troverete faccia a faccia con la cattedrale di Notre Dame. La coda è sempre infinita, sappiatelo. Il secondo giorno, potreste dedicarlo alla cultura, se avete con voi dei bimbi piccoli nel passeggino, sappiate che al Louvre potrete entrare direttamente senza fare coda alcuna, come ho fatto io l’ultima volta. In caso contrario fatevi il biglietto online, prima della partenza. Dopo mangiato potreste farvi una bella passeggiata attraverso i “Jardins des Tuileries”, arrivando così in Place de la Concorde, palcoscenico sanguinario della Rivoluzione. Prendetevela con comoda, costeggiate la Senna, dovreste già aver visto la Tour Eiffel spuntare in lontananza. Se non ci siete mai saliti, armatevi di pazienza, fate la fila, ma arrivate fino in cima, inutile dire che ne valga la pena.
Viaggio a Parigi, cosa fare il terzo giorno? Dopo una bella colazione, non perdete tempo e andate a visitare il meraviglioso Museo d’Orsay, ex stazione ferroviaria costruita nel 1898, dove vi scorrono placidi i sogni degli impressionisti. Favoloso e di qualità è anche il ristorante al primo piano, che ha mantenuto intatto il suo splendore originario. Nel pomeriggio, dopo un po’ di shopping, potrete dedicare il vostro tempo alla scoperta del quartiere degli artisti e del “divertimento”: Montmartre. Il quartiere più naif e goliardico di Parigi sorge su una collina dalla quale potrete assaporare una vista spettacolare, particolarmente emozionante al tramonto.
N.B: Parigi è carissima. Anzi, di più. Se vi accomodate nei bistrot, potreste spendere anche 50 euro solo per un panino, un cappuccio e una bottiglia d’acqua, non rimaneteci male, vi avevo avvertito. Qualche consiglio pratico? Non comprate l’acqua in bottiglia (costo: 5-7 euro) ma quella in caraffa, ovvero del rubinetto, tanto non siamo in Egitto, non c’è alcun pericolo. Se dovete mangiare e non siete celiaci o intolleranti a cose varie (tipo la sottoscritta), fatevi una baguette al volo. Terzo: vi lascio un indirizzo speciale, frequentato in primis dai Parigini: Le Boiullon Chartier. Premessa: se non volete fare code di 40 minuti (in media) per cenare, recatevi al ristorante per le 18.30, vi sembrerà un’assurdità, ma il motivo è più che valido: si spende poco e si mangia bene. E’ un locale che ha 300 anni, l’ambiente è cordiale, la cucina francese. Anche la cena da Chartier è Parigi.
vedi anche Moda alla francese, come si vestono le Parigine
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