Chanel sfilata 2016. Interno giorno: aeroporto Chanel.
Come di consueto, il film di Karl è fatto solo di comparse. Le modelle che fanno il check-in e corrono all’imbarco con trolley e borsette, come le hostess e gli stewart, sono solo parte di un marchingegno fantastico atto a rinverdire di novità la solita mitopoiesi della Maison più seguita di sempre. La protagonista è Chanel: la collezione spring summer 2016 di Chanel. E instagram va in tilt.
Chanel sfilata 2016. Come definire questo spettacolo, perché spettacolo è fare la moda oggi (anche se ancora c’è chi si meraviglia del fattaccio)? Forse impressionante? Esagerato? Immenso? Commerciale? Pop? Tutto quello che volete, ma non parlatemi di banalità. Perché la moda è un essere vivente e come tale si evolve con le persone. La moda è sociale, viene dalle persone e si adatta alle stesse. Fatevene una ragione. Se nel 1978 erano in una trentina i silenziosi scribacchini compiaciuti ad assistere al debutto del ready to wear firmato Chanel, oggi i “messeri” della stampa devono mettersi in testa che c’è il mondo intero connesso per assistere all’evento in presa diretta. Ne consegue che, venendo meno il compito “semi-divino” della stampa nel divulgare al popolo le novità, oggi, chi è a capo di una Maison ha, non solo l’incarico, ma il dovere di rendere il messaggio immediatamente comprensibile, apprezzabile e condivisibile dalla maggior parte della popolazione. Così, alcuni giornalisti, non contenti della situazione incalzano spiegoni raccontandoci fesserie inconcepili riguardanti l’ennesimo successo di Karl.
“E’ troppo divertente, troppo bello, quindi è scontato”.
Che fa tanto commento da bar, obsoleto e insignificante. Un po’ come quel fastidioso pregiudizio affibbiato alle belle, che “se Gesù ti ha dato la beltà, sicuramente ha risparmiato sulla materia grigia“. Intanto, oh voi angeli incontaminati dall’abbruttimento sociale e dai virus (o dal virale) della comunicazione contemporanea, oh voi grandi dispensatori di saperi e sibilline verità, ricordatevi che
l’utile di Chanel nel 2014 ha fatto registrare una crescita record del 38%. Fatalità?
Detto questo, come ricorda Harper’s Bazaar, è nell’indole di Karl Lagerfeld dimostrare la grandezza del marchio di cui si fa portavoce con eventi impressionanti. E se negli anni ’90 il focus era incentrato sulla popolarità della modella, oggi è la scenografia a veicolare la grandiosità della Maison. E se vogliamo ammetterlo un aereo l’aveva pure piazzato in passerella durante la collezione Resort del 2008. Oggi, però, il contesto è completamente diverso. Se il viaggio è la colonna sonora della collezione ss 2016, il movimento è il leitmotiv di ogni singolo capo. Texture ruvide e severe si incontrano e scontrano con volumi ariosi fatti di chiffon e tulle trovando il loro giusto equilibrio. Le donne di Karl dell’estate 2016, arrivano da tutte le parti del mondo, sono scanzonate, seriose, glamour e moderne. Fiere della loro autonomia, hanno bisogno di praticità e adattabilità. Con le loro ciabatte illuminate, sono pronte a catturare l’attenzione di tutto il popolo femminile mondiale. Imperversa la stratificazione (pantaloni + gonna)indossata con disinvoltura e grazia, ritornano i tailleur lineari e superbi, ci sono gli abiti foulard a cascata, i coordinati “bubble gum” plasticosi e poi tutta la passione per la ricchezza dei dettagli. Un bagno di luce fatto di cristalli, applicazioni e riflessi multicolor, che danzano indefessi nonostante la notte dark di gonne e pantaloni serali.
Chanel sfilata 2016: concludo rispondendo ad un articolo che ho letto ieri, citando paro paro il dizionario.
Banale= convenzionale, scontato. Da non confondere con POP = qualsiasi manifestazione artistico-culturale rivolta alla massa. Karl è un mostro di genialità pop. Se era così facile perché nessuno l’ha pensato prima ?
immagini via tumblr.com
Nicky MWS
Sapevo Che ti avrei stuzzicato e caricato con l’articolo Di fb!!!
Standing ovation
Condivido tutto!!!!
Ogni Volta ti superi ,
Mitica Ely
Kisses diamond
Mywishstyle