Il
fashion editorial di questo lunedì ha preso forma mentre cenavo sospesa nel bel mezzo di Milano nel ristorante all’ultimo piano del
Brian and Barry Bulding. Adagiata tra banchi di nuvole impensierite seguivo cose, case e persone.
Chi sta in alto gode sempre di un potere particolare e non è un caso che gli Dei risiedessero in cima al monte Olimpo, che il Paradiso sia stato magistralmente collocato al di sopra dei cieli e che tutto quello che ha più valore venga ubicato nei piani alti. Perchè è lì che si genera distacco e si attua il controllo.
Il problema sorge quando si scende e ci si scontra con la realtà quotidiana degli invisibili riuniti davanti al camioncino dei City Angels. Così, mentre con la coda dell’occhio seguivo i loro movimenti e con passo veloce mi rifugiavo nel primo taxi libero, rimuginavo sul più venale degli argomenti: l’importanza del denaro. Mentre una radio non ben identificata trasmetteva Blue Velvet di Bobby Vinton, in totale dissonanza emotiva, il nastro della mia memoria andava a ripescare le parole di Diane Vreeland in risposta alla domanda “quanto conta il denaro” .
“E’ vitale, è assolutamente vita. Chi la pensa diversamente è uno squilibrato”,
fu la sua affermazione lapidaria, mentre la frase assumeva le sembianze di un comandamento per via della sua ruggente prossemica. Aveva Allargato i suoi piccoli occhi e la sua immensa bocca rutilante come se volesse inghiottirsi la giornalista seduta di fronte. E, criticatemi pure, ma la sanguigna D.V aveva proprio ragione.
La vita sarà anche bella, la salute importante, certo, che dire poi della famiglia? Averne una nella quale cullarsi e sentirsi amati è fondamentale, ma con il denaro è tutto molto meglio. Quindi, ho ripreso Diana Vreeland per discutere di quell’ articolo dello “scalpore” comparso (guarda a caso) su Harper’s Bazaar qualche giorno fa, che svelava il guadagno di una delle tante web influencer. Così, mentre molte “colleghe” si contendono costumi da bagno e reggicalze e noi cestiniamo mail di aziende o uffici stampa, che perseverano nel tentare fantasiosi escamotage per sfruttare il nostro operato, Danielle Bernstein, che non è Chiara Ferragni, posta scatti a peso d’oro. Il suo compenso per una foto si aggira intorno ai 5mila e i 15mila dollari, ma ci tiene a sottolineare che questi dati sono in rialzo costante.
Non voglio fare alcun moralismo sul suo milione di follower, perchè è brava. Punto. Il discorso, infatti, è un altro, ovvero: pretendere. Il valore va pagato. Se non succede i motivi sono questi:
o l’azienda vuole approfittarsene, magari poi retribuendo altre blogger, che spesso hanno alle spalle agenzie potenti. Oppure, il brand in questione non vale niente. In ogni caso, l’articolo dedicato alla Bernstein ci è utile per affermare ulteriormente che essere fashion blogger è un lavoro a tutti gli effetti, quindi, non si può scendere a compromessi.
La verità, infatti, è che i soldi ci sono (le indagini stimano che il settore moda investa più di un milione di dollari all’anno per le blogger) e le ultime ricerche marketing parlano chiaro: i brand si “antropomorfizzano”, ovvero diventano persone, in parallelo allo strutturarsi di un pubblico sempre più selettivo e in costante fuga dalle tradizionali e costrittive fruizioni pubblicitarie. A fronte di questa situazione il ruolo della influencer è davvero la chiave per arrivare prima e meglio al consumatore. Questo sproloquio per fare il punto della situazione e per rimarcare il grande valore della categoria fashion blogger.
Scegliere una blogger, infatti, è la comunicazione ideale per veicolare un messaggio pubblicitario “ingannando” i sistemi di difesa del target di riferimento. E’ un modo per dare al marchio una sembianza umana e meno artefatta. E’ la SPONTANEITà a fare la differenza tra una comunicazione pubblicitaria su un periodico qualsiasi ed il lavoro della web influencer. Ora sta a voi decidere i vostri obiettivi, ma ricordatevi che il momento è propizio per crescere. E molto anche.
C’è solo una vita ed è quella che hai deciso di avere e che ti sei creato.
Diane Vreeland